Piemonte al quinto posto nel lavoro domestico
Ieri a Torino, presso la fondazione Giorgio Amendola, si è tenuto il Convegno DOMINA “Il lavoro domestico in Piemonte“. L’evento è stato organizzato per presentare i dati regionali del Rapporto Annuale DOMINA sul lavoro domestico 2019. La pubblicazione è realizzata dall’Osservatorio Nazionale DOMINA, di cui sono Direttore, in collaborazione con la Fondazione Moressa.
Tra i relatori erano presenti Eduardo Grimaldi – Direttore Vicario Regionale INPS Piemonte, Fabrizio Vazio – Responsabile Funzione Vigilanza INAIL Piemonte, Prospero Cerabona – Responsabile del Punto Operativo DOMINA di Torino e Lorenzo Gasparrini – Segretario Generale dell’Associazione DOMINA. (Guarda il programma del Convegno DOMINA.)
Perché parliamo di quinto posto per il Piemonte? Perché si tratta della quinta regione con il maggior numero di lavoratori domestici regolari in Italia. Vediamo alcuni dei dati presentati all’evento.
Dati regionali. I contratti di lavoro domestico regolarmente registrati all’INPS in Piemonte sono 68.666, ma il dato è in costante diminuzione (-14% dal 2012). Dalle statistiche analizzate nel Rapporto annuale emerge che il 60% dei lavoratori domestici della regione si concentrano nella provincia di Torino con circa 10 badanti ogni 100 anziani e 9 colf ogni mille abitanti.
I commenti. “I lavoratori domestici rappresentano quasi il 10% della forza lavoro in Italia – commenta Lorenzo Gasparrini, Segretario Generale di DOMINA, Associazione Nazionale Famiglie Datori di Lavoro domestico – e le prospettive demografiche rivelano che il numero è destinato ad aumentare soprattutto per quanto riguarda le badanti ”. Ad oggi in Piemonte la popolazione over 74 supera già la popolazione under 15. “Per far fronte alla domanda di protezione sociale – prosegue Gasparrini – è necessario costruire una politica di defiscalizzazione ad hoc e studiare l’opzione di un permesso di soggiorno temporaneo per arginare il fenomeno del lavoro nero”.
L’attività di ricerca e analisi è fondamentale in un settore permeato dalla pratica del “fai da te”. I dati sono necessari per delineare i contorni del fenomeno, capire le esigenze delle famiglie e tutelare i diritti di datori e lavoratori domestici.