APP INPS MOBILE: LA NUOVA FRONTIERA NELLA GESTIONE DEL LAVORO DOMESTICO

L’utilizzo dell’app “INPS Mobile” per la gestione dei rapporti di lavoro domestico offre numerosi vantaggi, tra cui maggiore comodità, accesso rapido ai servizi e riduzione della burocrazia. Tuttavia, è importante assicurarsi di utilizzare l’app in conformità con le leggi e i regolamenti relativi al lavoro domestico, compresi gli obblighi previdenziali e fiscali. In caso di dubbi o necessità, è consigliabile consultare un legale esperto in diritto del lavoro domestico. 

 

SEMPLIFICARE LA GESTIONE DEI CONTRATTI DI COLF E BADANTI TRAMITE L’APP INPS 

Le nuove modalità di gestione dei rapporti di lavoro domestico, inclusi assunzioni, cessazioni e trasformazioni contrattuali per colf, badanti o babysitter, sono ora più accessibili grazie all’utilizzo di dispositivi mobili. L’Inps ha recentemente introdotto un’innovativa funzionalità sull’app INPS Mobile, che si aggiunge alle opzioni già disponibili sul sito web dell’Istituto. 

Grazie a questa nuova modalità, è possibile svolgere una serie di operazioni direttamente dal proprio smartphone. Ad esempio, è possibile notificare l’assunzione di una colf, badante o babysitter, cercare le domande precedentemente presentate e aggiornare i dati relativi ai rapporti di lavoro domestico. Questo rappresenta un notevole miglioramento nell’efficienza e nell’accessibilità dei servizi offerti dall’Inps per il lavoro domestico. 

Inoltre, l’app consente di comunicare facilmente la cessazione di un rapporto di lavoro, la trasformazione di un contratto a tempo determinato in un contratto a tempo indeterminato e la proroga di un contratto a tempo determinato. Queste funzionalità rendono la gestione dei rapporti di lavoro domestico più flessibile e semplificata, consentendo agli utenti di risparmiare tempo e sforzi nella gestione amministrativa di tali rapporti. 

In breve, l’Inps sta facendo passi avanti per agevolare la vita dei datori di lavoro domestico e dei lavoratori stessi, offrendo strumenti moderni e accessibili per la gestione di questi importanti aspetti lavorativi. Con l’app INPS Mobile, la burocrazia legata al lavoro domestico diventa più semplice e conveniente per tutti gli interessati. 

 

INPS NEL LAVORO DOMESTICO: COME USARE L’APP INPS MOBILE 

Accesso all’App INPS Mobile 

Per utilizzare il servizio, il primo passo è installare l’applicazione “INPS Mobile” sul proprio smartphone o tablet. Questa app è fondamentale per accedere alle funzionalità relative al lavoro domestico. Una volta installata, procedi alla fase successiva. Per accedere è necessario utilizzare le proprie credenziali SPID o CIE 

Navigazione nella home page 

Dopo aver installato l’app, avvia l’INPS Mobile e troverai te stesso nella Home Page. Ora, dirigi la tua attenzione verso l’area “Famiglia” e selezionala. Questo è il punto di accesso alle opzioni legate al lavoro domestico. 

Scelta dell’opzione “lavoro domestico” 

All’interno dell’area “Famiglia”, cerca l’opzione denominata “Lavoro domestico”. Questa è l’opzione che ti consentirà di gestire i dettagli relativi al lavoro domestico in modo digitale. Cliccaci sopra per continuare. 

Alternativa tramite il tab “servizi”  

Se preferisci un altro percorso, puoi selezionare il tab “Servizi”. All’interno di questo tab, troverai un elenco di opzioni in ordine alfabetico. Cerca la voce “Lavoro domestico” in questo elenco e selezionala. 

Obiettivi e funzionalità per il lavoro domestico 

L’obiettivo principale di questa applicazione è fornire uno strumento digitale che sia immediato, semplice e adattabile alle esigenze di ciascun utente. Questo strumento è stato progettato per agevolare tutti gli adempimenti legati al rapporto di lavoro domestico.  

Funzioni User-Friendly 

L’app INPS Mobile è dotata di funzionalità user-friendly, che rendono la gestione del lavoro domestico un’esperienza semplice e intuitiva. Queste funzioni sono progettate per facilitare il processo di adempimento degli obblighi legati al lavoro domestico. 

Futuro Sviluppo dell’App 

È importante notare che l’app INPS Mobile continuerà a evolversi. Nei prossimi mesi, verranno introdotte altre funzionalità attualmente in fase di sviluppo. Queste nuove funzioni permetteranno agli utenti di interagire con l’Istituto in modo ancora più semplice, rapido e immediato per la gestione dei rapporti di lavoro domestico.  

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LICENZIAMENTO PER GIUSTA CAUSA IN GRAVIDANZA: È POSSIBILE?

LICENZIAMENTO PER GIUSTA CAUSA IN GRAVIDANZA: È POSSIBILE?

In Italia, le donne in gravidanza sono protette dalla legge per garantire la loro salute e quella del bambino. Solo in casi eccezionali e giustificati possono correre il rischio di essere licenziate. Il datore di lavoro, anche nell’ambito del lavoro domestico, deve fornire una giustificazione adeguata e documentata per il licenziamento e dimostrare che non ci sono alternative meno drastiche.

Nel caso specifico della sentenza che affronteremo nel corso di questo articolo, il tribunale di Roma ha stabilito che il licenziamento della donna incinta è avvenuto per giusta causa: il datore di lavoro domestico, infatti, ha fornito in sede giudiziale prove e giustificazioni adeguate al caso.

 

LICENZIAMENTO PER GIUSTA CAUSA IN GRAVIDANZA: OGGETTO DELLA SENTENZA

Il licenziamento per giusta causa durante il periodo di gravidanza è una questione giuridica delicata e controversa, che può avere gravi conseguenze per le donne lavoratrici. Una recente sentenza del Tribunale di Roma, la n. 4201/2019 pubblicata il 06/05/2019, ha affrontato questo tema in modo chiaro e deciso.

Secondo la legge italiana, le donne in gravidanza godono di una serie di tutele specifiche per proteggere la loro salute e quella del loro bambino. In particolare, la legge prevede che le donne in gravidanza non possano essere licenziate tranne che in casi eccezionali e giustificati.

La sentenza riguarda un caso specifico, il RG n. 8187/2018, in cui una donna lavoratrice incinta è stata licenziata dal suo datore di lavoro per motivi disciplinari. La donna, infatti, non è tornata al lavoro dalle ferie trascorse nel suo paese di origine. Dopo le prime telefonate e messaggi telefonici, la lavoratrice è tornata senza dare alcuna documentazione medica a giustificazione delle assenze. Il giorno successivo al suo rientro si è allontanata dal luogo di lavoro interrompendo il servizio per andare in Pronto Soccorso, senza però comunicare alcunché al datore.

Naturalmente l’assenza della lavoratrice creava molteplici problemi all’organizzazione familiare poiché i genitori contavano su lei per la gestione del loro bambino (scuola e nuoto). Il datore di lavoro ha provveduto ad inviare la prima contestazione scritta al domicilio eletto contrattualmente per il rapporto di lavoro.

Il contratto di lavoro della donna prevedeva anche la convivenza presso la famiglia datrice: questa condizione non è stata rispettata dalla lavoratrice, che ha invece mantenuto questa irresponsabile condotta, fatta di assenze imprevedibili e di disagi alla famiglia datrice, per alcune settimane. Ancora più significativo, non ha fornito traccia di documentazione che attestasse il suo stato interessante, se non dei messaggi sms in cui la stessa, asseriva di aver iniziato la gravidanza.

La sentenza ha così applicato l’articolo 24, comma 3, del C.C.N.L. Lavoratori Domestici, il quale stabilisce che “dall’inizio della gravidanza, purché intervenuta nel corso del rapporto di lavoro, e fino alla cessazione del congedo di maternità, la lavoratrice non può essere licenziata, salvo che per giusta causa. Le dimissioni rassegnate dalla lavoratrice in tale periodo sono inefficaci ed improduttive di effetti se non comunicate in forma scritta e convalidate con le modalità di cui all’articolo 39 comma 10. Le assenze non giustificate entro cinque giorni, ove non si verifichino cause di forza maggiore, sono da considerare giusta causa di licenziamento della lavoratrice”.

In conclusione, l’esisto della sentenza vede convalidare il licenziamento intimato alla lavoratrice domestica in stato di gravidanza per giusta causa, per avere la stessa mancato di “giustificare al datore di lavoro il motivo delle proprie reiterate protratte assenze”. In udienza il datore di lavoro ha provato la condotta della lavoratrice e le contestazioni. Di contro, la lavoratrice, non ha provato di aver consegnato al datore un documento attestante l’inizio di gravidanza.

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LAVORO DOMESTICO NELLE FESTIVITÀ: COME SI VIENE RETRIBUITI?

Lavoro domestico nelle festività

È in arrivo il periodo natalizio e anche per i lavoratori domestici sono cinque le giornate in cui, secondo la legge (art. 16 Ccnl), potrebbe essere richiesto dalle famiglie datori di lavoro una giornata di lavoro straordinario: l’Immacolata, il giorno di Natale, Santo Stefano, il primo dell’anno e il giorno della Befana.

Vediamo insieme in che modo.

 

Cosa dice il CCNL sul lavoro domestico nelle festività e quanto si viene pagati?

 Secondo il CCNL per l’anno 2022, in base al tipo di inquadramento, è previsto che chi lavora nel giorno di Natale ha diritto ad una maggiorazione della retribuzione perché lavoro festivo, oppure ad un giorno di riposo compensativo.

Molto spesso però, il lavoratore si chiede se il gioco vale la candela, e se quindi valga la pena lavorare il giorno di Natale dal punto di vista economico e quindi retributivo. Il CCNL, infatti, prevede già delle maggiorazioni contributive quando si tratta di straordinari, ovvero ore di lavoro in più rispetto a quanto stabilito da contratto. Ma per le festività cosa cambia?

Sono considerate festive le giornate riconosciute tali dalla legislazione vigente, ed esse attualmente sono:

  • 1° gennaio;
  • 6 gennaio;
  • lunedì di Pasqua;
  • 25 aprile;
  • 1° Maggio;
  • 2 giugno;
  • 15 agosto;
  • 1° novembre;
  • 8 dicembre;
  • 25 dicembre;
  • 26 dicembre;
  • Santo Patrono del Comune di residenza.

In tali giornate sarà osservato il completo riposo, fermo restando l’obbligo di corrispondere la normale retribuzione.

 

Le festività per un lavoratore domestico convivente

In caso di un rapporto di lavoro domestico con convivenza, gli importi relativi alle festività sono già inclusi nei minimi retributivi mensili, pertanto, non deve essere aggiunto nulla a livello retributivo se in caso di festività infrasettimanale coincidente con la domenica. Il lavoratore domestico avrà diritto al recupero del riposo in altra giornata o, in alternativa, al pagamento di 1/26 della retribuzione globale di fatto mensile.

 

Le festività per un lavoratore domestico a ore, non convivente

Per il rapporto di lavoro ad ore, le festività appena descritte verranno retribuite sulla base della normale paga oraria, pari ad 1/6 dell’orario settimanale. Le festività da retribuire sono tutte quelle cadenti nel periodo interessato, indipendentemente dal fatto che in tali giornate fosse prevista, o meno, la prestazione lavorativa.

In caso di prestazione lavorativa è dovuto, oltre alla normale retribuzione giornaliera, il pagamento delle ore lavorate con la retribuzione globale di fatto maggiorata del 60%.

In caso di festività infrasettimanale coincidente con la domenica, il lavoratore avrà diritto al recupero del riposo in altra giornata o, in alternativa, al pagamento di 1/26 della retribuzione globale di fatto mensile.

 

Lavoro nelle festività: è obbligatorio?

Il lavoratore domestico può, per suo diritto previsto dalla legge, astenersi dal lavorare nelle giornate festive, senza subire dal titolare o chi per esso conseguenze rispetto alla riduzione dello stipendio o altre variazioni sulla normale retribuzione.

 

Lavoro nelle festività natalizie: come si indicano in busta paga?

 Il corrispettivo delle festività è diverso a seconda di tre criteri, quali festività non lavorata, lavorata, cadente di domenica.

Per quanto riguarda invece la retribuzione, essa varia a seconda che il lavoratore domestico sia remunerato in misura oraria o mensile, quindi, indipendentemente da quante ore lavorative effettua, oppure ad ore, quindi con uno stipendio variabile in base al tempo lavorato.

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Lavoro domestico e tredicesima: cosa dice il CCNL

calcolo tredicesima lavoro domestico

Il CCNL del lavoro domestico stabilisce il diritto dei lavoratori domestici a percepire la tredicesima mensilità, corrisposta nel mese di dicembre. Nell’articolo di oggi capiremo come effettuare il calcolo della tredicesima nel lavoro domestico.

Anche il lavoratore domestico, quindi, come ogni lavoratore dipendente, ha diritto a ricevere una mensilità in più oltre a quelle distribuite sui 12 mesi dell’anno, che riceverà all’avvicinarsi delle feste natalizie.

L’ammontare della somma dovuta dipende dalla retribuzione lorda che il lavoratore domestico riceve nell’arco dell’anno, comprensiva di vitto e alloggio laddove previsto dal contratto sottoscritto. Un altro fattore che determina il quantitativo della tredicesima è la tipologia di assunzione: a seconda che il lavoratore domestico sia assunto a ore o con convivenza, quindi, cambierà l’ammontare della tredicesima.

Vediamo quindi come funziona il calcolo della tredicesima per il lavoro domestico, nelle diverse situazioni specifiche, e quando e come matura il rateo di tredicesima.

Calcolo tredicesima lavoro domestico

Il lavoratore domestico è a tutti gli effetti un lavoratore subordinato e, quindi, come anticipato, ha diritto a ricevere la tredicesima. Si tratta di una somma extra corrispondente ad un dodicesimo della retribuzione globale annua.

Per calcolare la tredicesima bisogna tenere conto della retribuzione lorda assegnata al lavoratore domestico, la quale comprende:

  • Retribuzione mensile
  • Calcolo di vitto e alloggio in denaro
  • Eventuali premi

Vediamo adesso nella pratica come funziona il calcolo della tredicesima per il lavoro domestico in base alla tipologia di assunzione.

Colf e badanti a ore – senza convivenza

Ecco come fare il calcolo della tredicesima mensilità nel caso di collaboratori domestici assunti senza convivenza, dopo un anno di lavoro:

  • Si moltiplica la paga oraria della lavoratrice domestica per il numero di ore lavorate durante la settimana (in questo calcolo si deve tener conto di ogni ora retribuita, quindi anche in caso di assenza per infortunio o malattia)
  • Si prende quindi il risultato e lo si moltiplica per 52, cioè il numero di settimane lavorative in un anno
  • Si divide tutto per 12, cioè i mesi dell’anno

Proviamo a chiarire meglio con un esempio pratico. Ipotizziamo che un collaboratore domestico abbia una paga oraria di 20 € e che lavori 10 ore a settimana. Il calcolo da eseguire sarà: 20 * 10 * 52 / 12 = 866,66 €.

Se il lavoratore percepisce un premio mensile, questo andrà aggiunto al totale della tredicesima così calcolata. Se quindi la colf ha un premio di 100 € mensili, la tredicesima corrisponderà a 866,66 + 100 = 966,66 €.

Qualora invece il premio non fosse corrisposto mensilmente, ma con cadenza diversa (ad esempio, due volte l’anno), si dovrà prendere il valore complessivo sull’annualità e dividerlo per 12, in modo da ottenere una media dell’importo di premio.

Ad esempio, se la colf percepisce un premio di 200 € due volte l’anno, si dovrà fare il seguente calcolo: 200 * 2 = 400 € (totale premio annuale) / 12 = 33,33 €. Tale somma, che corrisponde alla media mensile del premio, andrà aggiunta al calcolo della tredicesima. Riprendendo quindi l’esempio di prima, alla somma di 866,66 € si aggiungeranno 33,33 €, per un totale di tredicesima pari a 899,99 €.

Colf e badanti a ore, senza convivenza, assunte da meno di un anno

Nell’ipotesi di collaboratore domestico assunto con contratto a ore da meno di un anno, il calcolo della tredicesima va effettuato tenendo in considerazione i mesi effettivamente lavorati. Verranno quindi corrisposti tanti tredicesimi quanti sono i mesi di lavoro prestati durante l’arco dell’anno.

Per fare ciò è necessario stabilire una media mensile dello stipendio a ore, che, come abbiamo visto, si calcola moltiplicando la paga oraria per le ore lavorate durante la settimana, moltiplicando poi il risultato per 52 settimane lavorative in un anno e dividendo il tutto per 12 mesi. Il tutto dovrà essere diviso per 12 dodicesimi e moltiplicare per i mesi effettivamente lavorati.

Prendendo come riferimento l’esempio sopra esposto, se la colf è stata assunta il 1/10/2022 e la paga mensile media è di 866,66 € (ipotizzando una paga di 20 €/ ora per 10 ore lavorative settimanali: 20*10*52/12=866,666 €), l’importo della tredicesima sarà pari a:

  • 866,66 €/12 ratei * 3 mesi lavorati = 216,66 €

Colf e badanti con convivenza

Nel caso invece di assunzione con convivenza, il calcolo della tredicesima del lavoro domestico verrà eseguito moltiplicando la retribuzione mensile con l’aggiunta dell’indennità economica del vitto e alloggio, per il numero di mesi lavorati durante l’anno, e poi dividendo il risultato ottenuto per 12 (mesi dell’anno lavorati).

Quindi di fatto, nel caso di badante assunta a tempo pieno da più di un anno, la tredicesima corrisponderà ad una mensilità piena in più, con l’aggiunta dell’indennità del vitto e alloggio.

Colf, badanti e baby-sitter, con convivenza, assunte da meno di un anno

Nell’ipotesi in cui il lavoratore domestico sia stato assunto da meno di un anno, ha comunque diritto alla tredicesima, che in questo caso verrà calcolata per dodicesimi. Questo perché essa viene maturata di mese in mese, e viene accumulata per essere corrisposta interamente con l’avvicinarsi delle festività natalizie.

Per calcolarla, nell’ipotesi di collaboratore domestico assunto da meno di un anno, si dovrà quindi moltiplicare la retribuzione mensile, comprensiva dell’indennità di vitto e alloggio, per i mesi effettivamente lavorati e poi dividere il risultato per 12 ratei.

In tal modo si ottiene la proporzione di tredicesima da corrispondere. Se quindi il lavoratore domestico è stato assunto a giugno, a dicembre il datore di lavoro dovrà corrispondere la tredicesima nella misura di 7 dodicesimi (ratei), calcolando i mesi lavorati da giugno a dicembre.

Tredicesima lavoro domestico: si può rateizzare?

Trattandosi di retribuzione differita, la tredicesima può essere rateizzata. Ciò significa che il datore di lavoro potrà corrisponderla mensilmente, invece che una volta l’anno a dicembre, su richiesta del lavoratore.

In questo caso verrà corrisposto mensilmente il rateo della tredicesima maturato, corrispondente ad 1/12 della retribuzione globale. È importante sapere che i singoli ratei vengono maturati se nel mese sono stati lavorati almeno 15 giorni, comprese le assenze per ferie, maternità, malattia o infortuni.

Rateo di tredicesima: come e quando matura?

La tredicesima matura nel periodo che va da gennaio a dicembre, e si suddivide in tanti ratei quanti sono i mesi dell’anno. Per tale motivo la tredicesima avrà un ammontare diverso a seconda del fatto che l’assunzione o la cessazione del rapporto sia avvenuta durante il corso dell’anno.

Quindi il lavoratore assunto il 1/06/2022 avrà diritto ad una tredicesima corrispondente a 7 dodicesimi della stessa, proprio perché i ratei maturati dall’assunzione a fine anno sono sette, come i mesi effettivamente lavorati.

Ma attenzione: il rateo di tredicesima matura in un mese solo ed esclusivamente se la collaboratrice domestica ha lavorato almeno 15 giorni consecutivi in un mese. Se i giorni di lavoro effettivo sono inferiori a 15 giorni all’interno di un mese, il rateo non matura e il mese di riferimento deve essere escluso dal calcolo.

La tredicesima mensilità matura in caso di assenza?

La tredicesima mensilità matura anche durante le assenze per malattia, infortunio sul lavoro, malattia professionale e maternità, nei limiti del periodo di conservazione del posto e per la parte non liquidata dagli enti preposti.

 

In conclusione, alla fine dell’anno i lavoratori domestici hanno diritto a ricevere una somma aggiuntiva, la tredicesima, cui hanno diritto in quanto lavoratori subordinati, nelle modalità e con i calcoli sopra descritti.

Prova a calcolare la tua tredicesima online.

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Presentato l’Osservatorio Nazionale DOMINA sul Lavoro Domestico

numeri

Il lavoro domestico monitorato a 360°

Il 12 dicembre a Milano, durante il Convegno “Reati e vertenze nel lavoro domestico, il confine tra legalità e necessità”, è stato lanciato il nuovo Osservatorio Nazionale DOMINA sul Lavoro Domestico.

L’Osservatorio statistico DOMINA, realizzato in collaborazione con la Fondazione Leone Moressa, è progettato per analizzare l’evoluzione del settore e gli aspetti trasversali correlati. 
Dopo tanto lavoro di studio e di ricerca DOMINA mi ha incaricato di dirigere l’Osservatorio.

Avvocato Massimo De Luca

L’Osservatorio prende in considerazione il peso delle retribuzioni dei lavoratori domestici sui bilanci familiari, l’incidenza del settore sul PIL, le differenze regionali, il confronto con dati e politiche nazionali ed europee, etc. Questi sono solo alcuni dei tanti fattori che saranno monitorati dall’Osservatorio.

Convegno DOMINA “Reati e vertenze” – Milano

L’obiettivo finale di questo nuovo strumento dell’Associazione DOMINA è di contribuire alla valutazione delle trasformazioni sociali, economiche e normative del lavoro domestico e alla progettazione di politiche ad hoc che possano tutelare e sostenere la famiglia nel compito di cura.

Spot presentazione Osservatorio Nazionale DOMINA sul Lavoro Domestico

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    Chiama al numero 06.68210696 / 3285695515

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